“I like to have a Martini.
Two at the very most. After three I’m under the table, after four I’m under my host.” [Dorothy Parker]
Oggi anticipo il post di venerdì, visto che domani sarò praticamente in viaggio tutto il giorno e non mi potrò collegare facilmente. Venerdì qui da me significa spesso “aperitivo” quindi oggi parliamo di un cocktail molto famoso per questo appuntamento: il Martini. Vi devo raccontare che il Martini ha sempre esercitato su di me un grande fascino. Fin da bambina. Guardavo nei film queste attrici elegantissime che sorseggiavano, nel loro impeccabile tubino nero, il loro drink da queste coppe sottili, con quel piccolo bastoncino di legno che teneva insieme un paio di olive, poggiato di traverso. Le trovavo tremendamente chic, tanto che qualche volta mi divertivo a riempire la coppa Martini di acqua ghiacciata (con tanto di oliva sullo stuzzicadenti) e giocavo a fare la signora elegante: entravo nella mia cameretta e ordinavo al mio cameriere immaginario “per me un Martini, grazie”, mi sedevo con le gambe accavallate e bevevo il mio bicchiere d’acqua fredda a piccoli sorsi, proprio come se fosse un vero Martini, sentendomi un po’ Ava Gardner o Audrey Hepburn per un momemto.. che scema! (il che, comunque, a pensarci oggi, spiega molte cose…!!). Devo dire che poi, crescendo, anche quando l’età anagrafica e le nuove abitudini mi avrebbero “permesso” di sorseggiare un vero Martini, fino ad oggi non avevo mai osato, perché temevo fosse troppo forte per me che sono abituata a bere i super alcolici solo se abbondantemente diluiti in un long drink. Un bel giorno però ho deciso che mi sentivo sufficientemente pronta e sono tornata a casa documentatissima e ben intenzionata: stasera, Martini! Si perché i cocktail sono una cosa seria.. come i dolci: niente improvvisazione, dosi e passaggi precisi. Leggendo qua e là ho scoperto che il “vero” Martini non si prepara nello shaker ma va solo mescolato con il ghiaccio in un bicchiere da miscelazione. Mescolato per 50 volte, per la precisione… Capite bene come questo dettaglio non abbia fatto altro che stuzzicare ancora di più la mia fantasia, questo cocktail Martini passava lentamente dalla dimensione del desiderio proibito a quella della formula magica.. Dovevo assolutamente farlo. Ormai sono abbastanza grande, mi sono detta.
Volete sapere com’è andata? La mia storia d’amore con il Martini è finita prima ancora di comincire.. non sono riuscita a berne più di un sorso! Troppo, troppo alcolico per i miei gusti.. Non sarò più una bambina, ma è davvero troppo per me! Penso che certe fantasie dovrebbero rimanele tali in eterno, il rischio che la realtà le tramuti in brucianti delusioni è troppo alto, meglio lasciarle nella sfera dell’immaginazione! Il mio Martini è così miseramente finito in un bicchierone da long drink pieno di ghiaccio e acqua tonica. Non so se ho inventato il “Martini Tonic” a questo punto, ma così almeno non è andato sprecato! D’ora in poi, per me, nella mia coppa Martini solo acqua ghiacciata. Ma l’olivetta, e che diamine, almeno quella si!
120 ml di gin Bombay Sapphire*
25 ml di vermouth Martini & Rossi Extra Dry*
una ventina di cubetti di ghiaccio grossi
un pezzetto di scorza di limone
3 olive verdi snocciolate e 1 stuzzicadenti
::Strumenti::
1 coppa Martini
1 mixing glass (o bicchiere da miscelazione) di vetro
1 stir (o un cucchiaio molto lungo)
1 strainer (o colino da cocktail, va bene anche un cucchiaio forato)
*altri abbinamenti consigliati di gin/vermouth sono:
gin Beefeater oppure Tanqueray oppure Fords + vermouth Noilly Prat
gin Plymouth + vermouth Dolin
3 commenti
Ma sai che lo facevo anche io da bambina? Con acqua ghiacciata, così i bicchieri si appannavano bene proprio come nei film… Un vero Martini non lo reggerei nemmeno io, che al primo bicchiere di vino inizio ad avere le guance arrossate e ad essere più simpatica, ma continua ad affascinarmi come allora!
concordo su tutto, sui ricordi da bambina, sulle emulazioni, sul non poterlo neanche assaggiare.
Ma l'olivetta è sempre l'olivetta!!!
Ah dimenticavo però il fascino ineguagliabile di Sean Connery ed il suo "agitato, non shakerato".