Quanti di voi hanno un piatto che istantaneamente li riporta all’infanzia, quando star seduti a tavola significava avere le gambe a penzoloni sulla sedia, a quei momenti felici e indelebili di quando eravamo bambini spensierati, alle persone e ai luoghi che non ci sono più, quando essere adulti ci sembrava un tempo infinitamente lontano..
A me ad esempio succede abbastanza spesso, mi piace sperimentare ma anche far rivivere i piatti della mia personale tradizione familiare a casa mia. Molto spesso sono piatti che vengono accompagnati da un aneddoto di famiglia, che ormai immimarito e i miei figli “acquisiti” non ne possono più di sentir raccontare. E questo, sotto sotto, mi riempire di immensa gioia e soddisfazione, che pur non avendone avuti di miei (di figli) qualcosa della mia storia personale in qualche modo è entrata a far parte della loro vita e forse un giorno, chi lo sa, loro stessi racconteranno ai loro figli qualche storia della mia famiglia che in questo modo non andrà perduta..
Oppure magari le raccoglierò tutte in un libro, chi lo sa.. Un sogno che ho da molto tempo infatti è proprio quello di raccogliere tutte queste ricette e tutte le nostre storie di famiglia in un libro, chissà..
Oppure magari le raccoglierò tutte in un libro, chi lo sa.. Un sogno che ho da molto tempo infatti è proprio quello di raccogliere tutte queste ricette e tutte le nostre storie di famiglia in un libro, chissà..
Ci sono moltissimi piatti che mi riportano indietro nel tempo, la salsa di pomodoro di mia nonna Paola, il pesto, la scarcella, la pasta con il sugo di spezzatino della mia mamma, la crème caramel del mio papà.. ma davvero la lista è veramente molto lunga e piano piano le condividerò anche qui sul blog. Va anche detto che sia io che mio fratello da bambini eravamo veramente molto poco difficili a tavola: mia mamma ci ha sempre abituato a mangiare qualsiasi cosa e infatti, tutt’ora, mangio davvero di tutto.. Anche le verdure, hanno da sempre avuto un ruolo fondamentale nella nostra alimentazione fin da piccolissimi, non mancavano mai almeno due se non più verdure diverse ad ogni pasto, che mia mamma spesso cercava di rendere più golose per la bocca di noi piccoli: indimenticabili i suoi spinaci al burro e parmigiano (l’unico modo in cui mi piacciono ancora anche oggi!), il suo cavolfiore gratinato alla besciamella, i suoi finocchi al latte e parmigiano, e gli asparagi di cui io andavo veramente ghiotta, che lei ci serviva come letto delle uova al burro, con una generosa spolverata di parmigiano ad insaporire il tutto. Così qualche giorno fa me li sono voluti preparare proprio così, con l’unica differenza che invece di lessarli come da tradizione li ho cotti in forno “en papillotte”, ovvero al cartoccio, ben chiusi nella carta forno, così mantengono intatte non solo il sapore e la croccantezza ma anche la maggior parte delle proprietà nutrizionali che in questo modo non vengono disperse nell’acqua.
Basterà lavarli, pelare i gambi con un pela patate, condirli a vostro gusto, con un filo d’olio, sale, pepe e qualche erba aromatica. Avvolgeteli ben stretti nella carta da forno e legate i pacchettino con un cordino. Fateli cuocere in forno a 180° C per circa 20 minuti.
Basterà lavarli, pelare i gambi con un pela patate, condirli a vostro gusto, con un filo d’olio, sale, pepe e qualche erba aromatica. Avvolgeteli ben stretti nella carta da forno e legate i pacchettino con un cordino. Fateli cuocere in forno a 180° C per circa 20 minuti.
Il sapore degli asparagi con le uova ancora oggi mi riporta all’infanzia, quando pucciavvo le punte degli asparagi nel tuorlo d’uovo e ripulivo il piatto con il pane fino all’ultima goccia che quasi non c’era nemmeno più bisogno di lavarlo.
E voi? quali sono i piatti che vi riportano all’infanzia? Qual’è la vostra “ratatouille” di Monsier Ego? Mi piacerebbe conoscerli! Se vi va, raccontateli nei commenti. E buona settimana!
4 commenti
un classico della primavera che non stufa mai, tanto da averlo pubblicato anche io qualche giorno fa!1
Ohhh si sono tornata bambina…. Il mio papy li raccoglieva selvatici e poi li cucinava al burro con le uova, quel sapore amaragnolo tipico degli asparagi selvatici e il dolce del tuorlo…. una meraviglia per il cuore… Ma ti ti stupirò, il mio piatto dell'infanzia e quello che da noi si chiama "patri" ovvero pantrito, una minestra di pane raffermo e brodo di carne che io arricchivo a volte con un uovo o con un formaggino "MIO", era la mia panacea, metteva a posto lo stomaco e il cuore, e ora che me lo hai fatto ricordare non l'ho mai postato sul blog, devo correre ai ripari 🙂 Grazie per questi ricordi!
Mi fa veramente tanto piacere se ho suscitato in te qualche bel ricordo della tua infanzia Ely! E sai che anche mia mamma faceva una minestra con il pane vecchio, la chiamava pancotto, in pratica un brodo con quel che c'era in frigorifero e il pane vecchio spezzettato e cotto finché non diventava una specie di pappa, poi un filo d'olio e il parmigiano.. a dirla tutta non è che io ci andassi proprio matta per questa minestra, fortunatamente il pane avanzava di rado quindi non era proprio tra i piatti più frequenti sulla nostra tavola! Fammi sapere se pubblichi il tuo "patri", sono curiosa di vederlo! un abbraccio
Grazie per la ricetta, assolutamente da provare! 🙂
http://blog.giallozafferano.it/dolcisalatidielisabetta/
http://ilblogdielisabettas.blogspot.it
http://elisabettasantoro.altervista.org/