Questo post è nato da una collaborazione con Panna Chef, un ingrediente molto sottovalutato al giorno d’oggi, poco utilizzato ma soprattutto vittima di pregiudizi che in realtà si sono rivelati semplicemente dei falsi miti da sfatare. Scommetto che anche voi spesso associate la panna da cucina alla “cucina anni ’80” e comunque la sola parola “panna” vi suscita immediatamente l’associazione scontata di un piatto demodé, ipercalorico e pesante..
In realtà forse non sapete che la panna da cucina ha meno calorie di moltissimi formaggi, inclusi quelli che spesso vengono percepiti come formaggi leggeri, ad esempio (sorpresa!) la robiola. Oppure pensate che chissà quanti conservanti ci saranno nella panna da cucina a lunga conservazione. Se vi dicessi NESSUNO? La conservazione del prodotto, infatti, avviene unicamente grazie al trattamento termico e alla confezione che la protegge dagli agenti esterni. E poi la panna da cucina contiene tutti i principali nutrienti del latte, comprese le vitamine, ed è talmente cremosa e delicata da essere in grado da sola, con l’aggiunta di pochissimi altri ingredienti, di trasformare qualsiasi ricetta in un piatto assolutamente delizioso.
La prima delle due ricette che ho preparato è secondo me la ricetta dove più che in qualsiasi altra la panna da cucina interpreta la sua migliore caratteristica: la cremosità. La sola panna da cucina, con l’aggiunta delle uova, solo 2 in questa ricetta, renderà il ripieno di qualsiasi torta salata meravigliosamente scioglievole, fondendosi perfettamente ad ogni morso insieme alla consistenza croccantina del guscio che lo avvolge. Se dico quiche io dico porri, i porri sono uno degli ingredienti che amo di più in questo tipo di preparazione, così dolci e delicati e saporiti al tempo stesso.
Per il guscio ho realizzato una sorta di pasta brisé all’olio e gluten free, avevo in dispensa un piccolo avanzo di farina senza glutine che abbinata a quella di grano saraceno (che adoro!) renderà la quiche particolarmente croccante, reggendo molto bene una farcitura particolarmente umida e morbida come quella che otterrete. Ovviamente potete realizzarla anche con farina normale o integrale o un mix di farine, rispettando il peso totale delle farine.
Mescolate gli ingredienti della base in una ciotola poi trasferite su un piano e lavorate per qualche minuto a mano, ottenendo una pallina di pasta. Non contenendo burro, non necessita del riposo in frigorifero. Tuttavia è bene lasciar riposare la pasta per una ventina di minuti sotto a una ciotola, in modo che gli ingredienti facciano amicizia e si leghino meglio..
Stendete la pasta, con un matterello. Se la pasta vi risulta troppo friabile per essere tirata, no panic! Mettetela a pezzetti nella teglia e schiacciatela con le dita fino a ricoprire tutto il fondo e i bordi. Può succedere, soprattutto se usate le farine senza glutine. Una volta rivestito lo stampo, fate una precottura della pasta “in bianco” ovvero ricoprendola con carta forno sulla quale stenderete uno strato di legumi secchi oppure, come ho fatto io, gli appositi pesetti in ceramica (che sciccheria eh? li trovate nei negozi di forniture per pasticceria ma anche online). Fate cuocere la base per 15 minuti. In questo modo quando andrete a inserire il ripieno, la base terrà meglio e non si ammollerà, risultando più croccante una volta cotta.
Per il ripieno, affettate lavate e fate stufare i porri dolcemente a fiamma bassa con un po’ di olio e poca acqua se necessario, non dovranno risultare rosolati alla fine (lo vedete nella foto che segue), ma solo stufati e appassiti. Contenendo una buona percentuale di zuccheri, come le cipolle, tendono a caramellare facilmente ma io preferisco il gusto più delicato senza quella spinta, in questa preparazione, ma è ovviamente questione di gusti.
Una volta sfornata, fatela intiepidire e poi tiratela fuori dallo stampo e finite di raffreddarla su una griglia. In realtà io la trovo DIVINA se gustata appena appena tiepida, ma è buonissima anche nei giorni a seguire mangiata a temperatura ambiente. Per questa dose vengono circa 8 porzioni piuttosto abbondanti, sia che adoperiate uno stampo tondo (ma non troppo grande, diciamo 22 cm) che uno rettangolare come ho fatto io. Buonissima così com’è, diventa un meraviglioso piatto unico abbinata a qualche fettina di salmone affumicato e a un’insalatina croccante condita con un dressing alla francese (ovvero con aggiunta di senape nella vinaigrette).
Allora, sono riuscita a convincervi a dare una seconda possibilità alla panna da cucina? Oppure, se come me la amavate già, a farvi decidere ad utilizzarla più spesso senza più grossi sensi di colpa?